Roma, 1 nov. - (Adnkronos/Ign) - Un terzo delle Pmi italiane è stata
costretta a licenziare. E l'onda lunga della crisi, soprattutto nelle
realtà più piccole, colpisce i dipendenti più giovani. Nelle aziende a
conduzione familiare, e più in generale in quelle fino a venti addetti,
la riduzione dell'organico ha infatti riguardato gli ultimi assunti. E'
la fotografia, scattata da un'indagine dell'Adnkronos: il 30% delle
imprese dichiara di aver risolto uno o più contratti di lavoro
nell'ultimo anno e, fra queste, più della metà ha sacrificato i rapporti
più recenti, che quasi sempre riguardano addetti under 30.
Le prospettive sembrano però indicare una frenata nell'emorragia di
posti di lavoro. Guardando al prossimo anno scende al 20% la quota di
piccole e medie imprese che pensa di dover ricorrere a tagli del proprio
personale. Un dato che comunque segnala un trend di contrazione
dell'occupazione nelle piccole e medie imprese anche per il prossimo
anno. Per altro, solo una impresa su dieci si dice pronta a fare nuove
assunzioni. Tra le cause principali indicate per giustificare la
decisione di licenziare prevale l'eccessivo costo del lavoro, indicato
dal 70% delle imprese che hanno ridotto il numero dei propri dipendenti.
Altrettanto allarmanti i dati che riguardano il lavoro in nero. Il 40%
delle Pmi interpellate ammette di aver fatto ricorso, nel corso
dell'ultimo anno, a prestazioni di lavoro non regolari; una stessa quota
pensa che possa essere costretta a farne uso nel prossimo anno.
I dati che emergono dall'indagine descrivono una crisi del mercato
del lavoro che non è solo quella dei grandi numeri, delle grandi imprese
e delle vertenze nazionali. Nel tessuto delle Pmi si registra una
costante perdita di lavoro, che è il risultato di una somma di crisi
locali, periferiche, che trova rappresentazione nei dati appena diffusi
dall'Istat. Nell'analisi dei numeri assoluti, il trend è ancora più
evidente che nell'analisi dei tassi di occupazione e disoccupazione. A
settembre 2013 sono occupati 964 mila giovani tra i 15 e i 24 anni, in
calo del 2,3% rispetto ad agosto (-23 mila) e del 12,5% su base annua
(-138 mila). I giovani disoccupati sono 654 mila, in calo dell'1,5%
nell'ultimo mese (-10 mila), ma in aumento del 5,4% rispetto a dodici
mesi prima (+34 mila). Il numero di giovani inattivi è pari a 4 milioni
371 mila, in aumento dell'1,5% nel confronto congiunturale (+64 mila) e
dell'1,2% su base annua (+54 mila). In un anno, in sostanza, ci sono 138
mila giovani occupati in meno, 34 mila giovani disoccupati in più, 54
mila giovani inattivi in più. E buona parte di questi, considerate le
caratteristiche dimensionali del tessuto produttivo italiano, sono
proprio lavoratori che perdono il proprio posto di lavoro perché
licenziati da una Piccola e Media Impresa, o che non riescono a
trovarlo, perché le Pmi hanno smesso di assumere.